mostra Rovigo

L’ulivo e la luna

di Teresina Giuliana Pavan

A Silvana Bissoli

Quando la luna si discioglie

tra gli ulivi imbiancando le ombre

e la brezza sommuove le foglie

d’argento la notte vacilla.

In quel latteo chiarore

si leva il festoso madrigale

dei grilli alle stelle,

Morfeo avvolge i sogni di trame

leggere e intorno ai tozzi nodosi

ulivi dai robusti scabri lineamenti

volteggiano fruscii e sussurri

d’ancestrali magiche presenze

di gnomi innocui, di elfi benefici,

di streghe maligne che con oscuri

incanti e arcane metamorfosi

imprigionano figure e corpi

nelle pieghe dei loro tronchi,

negli scavi, nei rami contorti

e attorcigliati, e al bacio

del sole nella luce vibrante

del giorno solo a qualche eletto

è concesso scoprirne le orme

e i tratti, liberarli e farne

simboli e leggenda

per un’epifania nostra e sua.

Presentazione

a cura del Prof. Vincenzo Baratella

Ho conosciuto Silvana Bissoli un anno fa. Fin dal primo incontro ha sprigionato un carattere schietto e solare. Ebbi la sensazione del piacevole coinvolgimento alla sua arte: un sisma che ha l’epicentro nel cuore e convince con la sua onda creativa. In effetti è con il fuoco che forgia i suoi quadri.

E’ la pirografia il veicolo con il quale fa emergere i suoi ulivi.

Il soggetto dominante per il quale l’artista di Imola viene immediatamente collegata e massimamente apprezzata è dunque la raffigurazione degli ulivi. La pianta mediterranea compatta gli ossimori desiderio-realizzazione, giovinezza-vetustà, tenerezza-forza, legami-libertà; una indubbia similitudine con la personalità di Silvana.

Il rappresentante per eccellenza della macchia mediterranea, così rustico, vigoroso e generoso palesa anche negli incavi e nelle fratture segnate dal tempo la poesia delle forme e gli arzigogoli che generano leggenda.

La punta incandescente del pirografo coglie ciò che appare e ciò che sta dietro alle parvenze; dalle forti radici si snodano tra fibre di legno impalpabili figure umane. Le vesti di corteccia lasciano intuire i corpi imprigionati da oscuri incantesimi: arcane metamorfosi. Sono le transumanazioni che solo l’occhio sensibile dell’artista sa cogliere e violare nell’intimità del panismo cosmico.

La relazione tra il soggetto e l’artefice è così solido che immancabilmente ad ogni occasione Bissoli torna a rigenerarsi nella macchia d’ulivi salentina. Marca a fuoco il legame: incide la tavola con un solco caldo bruno, calca nel sottolineare la forza del legno e sfuma in ocracei tratti gentili per raffigurare le immagini della fantasia.

Oltre il Segno si liberano i simboli. Occhieggia tra le fronde un usignolo, il musico della Luna. Questa campeggia nelle opere di Silvana perché cede il sogno a Morfeo e ad Orfeo stimola la poesia.

Vincenzo Baratella






	la galleria Studio Arte Mosè

	Da sinistra il dott. Antonio Romagnolo, già direttore della Accademia dei Concordi, Arduini Luciana, il gallerista Vincenzo Baratella, la poetessa Giuliana Pavan, Silvana Bissoli e il Sindaco di Rovigo Fausto Merchiori.
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